Nella brughiera In the moor
L'Irlanda nord-occidentale dovrebbe essere patrimonio dell’umanità, ci vengo in vacanza ogni anno ormai. Sono Liam, un tecnico-informatico di un’anonima e sonnolenta cittadina dell'Illinois, i progetti e le speranze della gioventù sono svanite, volevo fare l’etnologo e al college il mio percorso stava partendo sotto i migliori auspici. La mia famiglia è di origine irlandese, gente colta e devota al sapere, una mia pro-zia insegnava addirittura al Trinity. Credo di aver letto milioni di volte volte quei vecchi ed eleganti volumi rilegati in pelle del Ramo d’oro di Sir James Frazer. Tutti avrebbero giurato sul fatto che mi sarei laureato come etnologo e che sarei venuto ad insegnare al Trinity, ma la vita è strana, e una brutta depressione ha stravolto i miei piani. Comunque sono i miei ultimi giorni di vacanza qui, non è il caso di farsi prendere dai brutti ricordi! La brughiera in questo periodo dell’anno assume colori spettacolari al tramonto, specialmente qui a Cnocard an bhfarraige. A settembre, verso le 20 c’è un rosso diafano e sovrannaturale. Ma… oh mio Dio! Devo essere impazzito, cosa diavolo ho appena visto! Che ci fa un cervo qui… un cervo bianco! Inutile descriverlo è del tutto uguale a un comunissimo cervo reale, è un esemplare parecchio maestoso ma normale, tranne per il fatto che è interamente bianco, palchi di corna inclusi. Al primo passo che faccio per avvicinarmi la bizzarra creatura fugge. Mi viene istintivo inseguirlo, non so perché, si dirige nella piccola stradina che va verso la scogliera, credo di averlo inseguito per 5 minuti. Dopo 3 metri all’uscita dalla stradina metto un piede su una piantina di agrifoglio e inciampo. Anziché atterrare su un letto d’erba la caduta mi fa sprofondare in una voragine perché il terreno sotto di me cede. È qui che inizia la mia avventura, se non c’è alcun senso e filo logico in tutto quello che vi ho aridamente raccontato finora figuriamoci dopo!
Non ho avuto neanche il tempo di capire cosa è successo, che subito una voce ha riempito il luogo in cui ero! Non ho capito come ho fatto a non rompermi qualche osso, sono caduto da un’altezza di circa 20 metri, comunque sembrerebbe un antico tumulo come quello di New Grange. Davanti a me c’è un lungo corridoio la voce mi chiama e mi dice “Fatti avanti figlio di Mile”! Seguo il corridoio e in fondo trovo una donna bellissima, una luce diafana la circonda. Ha la pelle bianchissima, capelli rossi e occhi verdi come foglia, brillanti, è completamente nuda, ha una ghirlanda di foglie di quercia e vischio nei capelli e rami e foglie di ogni tipo le decorano braccia e gambe. “Eccoti figlio di Mile, credo che tu mi conosca sotto molti nomi, ma chiamami semplicemente la Regina delle Fate, le leggende passano ma io resto, in ogni storia e ballata mi manifesto come voglio. Il mio regno è ovunque ci sono i miei figli, il mio dominio non ha inizio o fine. Quando i tempi sono maturi ogni Beltane scopriamo un nuovo mondo e fondiamo una nuova epoca, quando questa opera ha assorbito tutte le nostre energie ogni Samhain ci ritiriamo e la nostra magia gradualmente abbandona quel mondo, lasciamo una porta aperta a Samhain che tuttavia coi secoli è sempre più impervia da attraversare”. L’essere che avevo davanti era così bello da cacciare via ogni paura, il suo fascino mi investiva e mi soggiogava, non riuscivo a parlare o a fare domande, non riuscivo a pensare, mi sentivo ebbro e in estasi. L’essere continuò dicendo “Nel tempo del mito, dalle Isole del Nord, siamo venuti in questa isola finché la tua stirpe non ci ha sconfitti. È tempo di rifondare il nostro dominio, nuovi Dagda, nuovi Nuada, nuove Morrigan, nuovi Lugh verranno. Questi non sono altro che nomi, non sono altro che nostre manifestazioni che noi investiamo col nostro potere. I figli di Mile non sono diversi dai Tuatha de Danann come non lo erano i figli di Nened o Partholon, sono tutti miei figli, figli che il tempo cambia. Ora i figli di Mile hanno disperso la magia da questo mondo, i figli di Mile la riporteranno, avvicinati!” Non ebbi alcuna paura ero completamente invaso dal suo fascino e dalla lussuria. “Figlio di Mile, tu porterai Lorg Mór, la mazza che con un lato uccide e con l’altro resuscita, e il calderone che non lascia mai insoddisfatto chi si alza da tavola! Non sarà facile perché dovrai abbandonare la tua natura mortale, ma prima dovrò investirti nel tuo ruolo, non c’è vita di Fata che non sia uscita dalle mie gambe non c’è vita umana che non debba entrare tra le mie gambe per tornare fatata oppure c’è la morte, ma tu sei vivo…” Mi diede un colpo di bacchetta di sorbo e un bacio, il resto non lo descriverò, un sacro mistero e un’intima gelosia mi trattiene dal raccontarlo. La Regina delle Fate mi lasciò all’improvviso senza dirmi altro. Un’orrenda e straziante malinconia prese mi rapì. Era come se fossi tornato alla mia umanità, l’estasi era finita, c’era il dolore di un risveglio da un sogno bellissimo. Eppure ero ancora lì sotto nel tumulo, e qualunque cosa la Regina delle Fate ml avesse fatto non ero più come prima. Non riuscivo a ragionare e non sono rimasto fermo a capire da dove era spuntata la gigantesca clava di fronte a me e quel calderone. La clava era lunga 7 metri circa e probabilmente pesava 4 tonnellate, sentivo solo che dovevo sollevarla. Quale essere umano dotato di senno ci avrebbe provato e non riuscendoci avrebbe continuato a provare? Per qualche minuto mi sono sforzato di sollevare quella titanica clava, al culmine dello sforzo sono svenuto. Ho ripreso i sensi non so quante ore dopo! Non riuscivo a rialzarmi, ero pelle e ossa! Eppure non mi sembrava di essere rimasto lì da molto tempo, il mio orologio segnava le 11 del mattino. Non c’era altra spiegazione, lo sforzo per sollevare la clava mi ha preso tutte le energie e le sostanze. Usai tutte le mie forze per strisciare verso il calderone. Mi sembrava di morire non avevo più energie, ma sono riuscito a sollevarmi per raggiungere l’orlo del calderone e vedere cosa c’era dentro! Era pieno di latte, il latte più grasso e proteico mai bevuto in tutta la mia vita! Non so quanti litri di latte ci fossero dentro il calderone, ma l’ho svuotato e mi sono addormentato. Quando mi sono risvegliato avevo ripreso forza, salute e soprattutto corporatura, non ero più pelle e ossa. Ho ritentato l’impresa, con gli stessi risultati. La clava non si spostava di mezzo millimetro, sono svenuto, mi sono ripreso ore dopo ma pelle ossa e mi sono rigenerato col latte. Per tre lunghi mesi ho fatto solo questo senza riuscire a spostare la clava. Tuttavia dei cambiamenti ci sono stati! Più passava il tempo più durava meno il tempo che ci mettevo per riprendermi e ogni volta che mi riprendevo il mio corpo era sempre deperito. Avevo notato anche che bevevo più latte,sono arrivato a svuotare e far riempire il calderone 5 volte di fila. La cosa più importante era che il mio corpo cambiava, ero sempre più grosso e muscoloso. Presi lo specchietto che avevo nella tasca dei pantaloni, ero rimasto nudo dall’incontro con la Regina delle Fate, comunque anche volendo vestirmi quegli abiti non mi stavano più, ero diventato troppo grosso e muscoloso, prima ero gracile e lievemente gobbo. Anche il mio volto era cambiato, avevo lunghi capelli rossi, una barba folta e rossa, occhi verdi, non ero più io! Dopo mesi il miracolo comunque : non solo non sono svenuto, ma ho sollevato la clava da terra almeno un centimetro. Ero sfinito ma i miei sensi non mi avevano abbandonato, e questa volta nel calderone non c’era latte ma stufato di maiale e patate. Passarono altri tre mesi, e in tutto questo tempo feci grandi progressi, sia con la clava che col mio corpo, sempre più alto, muscoloso e grosso. In questi mesi non ho pensato ad altro che dormire, bere, mangiare e sollevare quell’arma gigantesca! Volevo birra e il calderone mi dava birra, volevo acqua da bere e il calderone mi dava acqua da bere, volevo acqua calda per lavarmi e mi veniva offerta in abbondanza : riempivo una roccia scavata ivi presente e mi lavavo. Non mi mancava neanche la luce, delle torce ardevano perpetuamente. Non mi mancava nemmeno la mia vecchia vita, la mia famiglia, non ero più umano. Finalmente sono riuscito a padroneggiare la clava completamente, non mi pesa più, mi sembra leggera come una scopa. Vorrei usare la mia poderosa arma per uscire da qui ma essa stessa mi disse “Il tuo nome è Eochaid Pugno di quercia! Sei forte e riesci a padroneggiarmi ma non sei ancora pronto, devi imparare le arti del druidismo! Sai far scendere la pioggia? Sai come oscurare il Sole? Sai come congelare interi eserciti con un soffio di vento o trattenere le loro vesciche fino a farli scoppiare? Ogni giorno da qui a tre mesi ti sveglierai pronunciando magici versi, li inciderai su una pietra e quando riuscirai a ripeterli e cantarli correttamente avrai imparato una nuova arte druidica. Per novanta giorni ho imparato nuove arti e incantesimi. L’ultimo giorno ho preso la mia arma e mi sono fatto strada tra roccia e terra per rivedere il Sole! Ma la prima luce che vidi non era un raggio di sole “Salve Eochaid pugno di quercia! Io sono Lugos, alcuni mi hanno chiamato Lug, altri Belenos, sono sempre io che a Beltane guido alla vittoria le Fate per conquistare nuovi mondi o riconquistare mondi perduti. Lancia l’incantesimo della bruma e dell’invisibilità su te stesso e riprendi le tue parvenze mondane e mortali, torna a casa tua dalla tua famiglia e aspetta la mia chiamata! Quando i tempi saranno pronti e maturi, ti chiamerò e ti guiderò!” Qui si chiude questo racconto Liam non c’è più, non ho più nulla da raccontarvi, gli eroi stanno arrivando e questo mondo corrotto e decadente non ha più un futuro.
The northwest of Ireland should be a UNESCO World Heritage site; I come here on vacation every year now. I’m Liam, an IT technician from a nondescript, sleepy town in Illinois. The dreams and hopes of my youth have faded—I wanted to be an ethnologist, and in college, my path seemed set for success. My family is of Irish descent, cultured and devoted to knowledge; one of my great-aunts even taught at Trinity. I must have read those elegant, leather-bound volumes of Sir James Frazer’s *The Golden Bough* a million times. Everyone would have bet I’d graduate as an ethnologist and teach at Trinity, but life is strange, and a severe depression derailed my plans. Anyway, these are my last days of vacation here—no need to dwell on bad memories! The moorland at this time of year takes on spectacular colors at sunset, especially here in Cnocard an bhfarraige. In September, around 8 p.m., there’s a diaphanous, otherworldly red. But… oh my God! I must be losing my mind—what the hell did I just see? A stag… a white stag! There’s no point describing it; it’s exactly like a common red deer, a majestic but normal specimen, except it’s entirely white, antlers included. At my first step toward it, the bizarre creature bolts. Instinctively, I chase after it, I don’t know why. It heads down the small path toward the cliff; I must have chased it for five minutes. Three meters past the path’s end, I step on a holly plant and trip. Instead of landing on a bed of grass, the ground gives way beneath me, and I plummet into a chasm. This is where my adventure begins—if what I’ve told you so far seems disjointed and nonsensical, just wait!
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